La partenza verso la Francia, gli Stati Uniti e l'Argentina nel Primo Dopoguerra

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Lo scoppio del primo conflitto mondiale chiude definitivamente le destinazioni dell'Europa Centro-Orientale.

Il rientro forzato, nel luglio del 1914, di circa 80.000 stagionali friulani che lavorano nei paesi del bacino danubiano presenta caratteristiche drammatiche.

La fine della guerra apre con energia i mercati della Francia, dell'Inghilterra, del Belgio, dell'Olanda, della svizzera e del Lussemburgo.

Oltreoceano, gli Stati Uniti e New York in specie consolidano il ruolo di destinazione privilegiata per i Friulani della Val Meduna, di Fanna e di Cavasso Nuovo, mentre Bridgeville, vicino a Pittsburgh (PA, USA), è un piccolo feudo di Frisanco e Poffabro. L'Australia e Sidney in particolare accolgono i molti Friulani originari di Toppo di Travesio.

Per i cordenonesi l'arrivo a Buenos Aires tra gli anni Venti e Trenta suppone l'incontro con un'altra Cordenons.

"In Argentina nessun paese ha tanti emigranti come Cordenons" segnala don Luigi Ridolfi nel 1949.
Una rete diffusa che fa pensare, ancora, a una certa complementarietà o a dei rapporti privilegiati tra aree di partenza e luoghi di arrivo; un nesso molto solido che allaccia, nel caso, Viaréit, Sclavons, Romans, Massèlu, la Plassa, Branc, San Jacu, San Zuan, Sarviél, Curtina, la Càl, Villasgraffa con Avellaneda, Sarandi, Villa Dominico, Don Bosco, Quilmes, Bernal, la grande Buenos Aires.

In Francia, le campagne di Aquitania, il dipartimento Lot-et-Garonne in specie, la periferia di Parigi e la Lorena rappresentano mete altrettanto frequentate.
Dopo il 1924 praticamente tutti i Paesi che accolgono Italiani e friulani decidono di regolamentare le entrate.

Il fascismo accetta questa politica inquadrandola come scelta autonoma, ma dopo il 1927 il governo adotta notevoli restrizioni al rilascio di passaporti per emigranti lavoratori.

L'emigrazione veniva considerata non gradita; quella temporanea doveva essere sottoposta a determinati limiti e condizioni.

I Friulani si riversano quindi verso le città della Lombardia e del Piemonte, soprattutto come muratori.

I trasferimenti tra il 1931 e il 1932 verso la Cirenaica e qualche anno più tardi, verso l'Africa Orientale Italiana raggiungono cifre relativamente contenute, mentre le partenze verso le terre di bonifica dell'Agro Pontino, di Carbonia, di Mussolinia di Sardegna (oggi Arborea) e del maccarese sembrano interessare più la pianura che non la pedemontana o la montagna del Friuli occidentale.