I successi dell'immigrazione

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Figura emblematica del lavoro friulano, Giacomo Ceconi di Montececon, nato a Pielungo nel 1833, incarna solo una delle tante esperienze di riuscita sociale ed economica di cui l'emigrazione non solo è intrisa, ma il più delle volte è anche causa.

A cavallo tra Ottocento e Novecento sono molti gli imprenditori friulani che assumono all'estero la realizzazione di grandi edifici, di ferrovie, di fognature, di lavori portuali, di canali, di strade.
Muratori, tagliapietre, scalpellini o generici manovali raggiungono all'estero, nei paesi dell'Europa centrale in specie, i cantieri degli impresari o appaltatori di regola loro paesani.

I buoni esiti che i Friulani, i loro figli o nipoti raggiungono in emigrazione o in società dalle quali sono diventati ormai parte, non si arrestano a settori o ambiti specifici circoscritti.

Syria Poletti per esempio, che da Sacile approda in Argentina tra gli anni Trenta e Quaranta, è oltreoceano tra le più importanti scrittrici di letteratura per l'infanzia, mentre il maestro Antonio Cossettini di Aviano crea intorno al 1870 la "Silvio Pellico", una tra le prime scuole italiane fuori dalla città  di Buenos Aires.

Le seconde e terze generazioni di Friulani, nati, cresciuti e scolarizzati all'estero si affermano come docenti, managers e professionisti nei settori più disparati della cultura, dell'economia, della politica, frutto e pegno di una totale integrazione nelle società che avevano accolto genitori, nonni o bisnonni.

Le grandi aziende che, nel cognome friulano che le distinguono, documentano un lungo percorso migratorio personale coronato dalla fortuna, sono numerosissime, dall'Europa alle Americhe, dall'Australia al Sud Africa.

Traccia di presenza friulana nei cinque continenti. Tracce tanto meritorie quanto quelle dei poveri emigranti di Navarons che, a cavallo tra Ottocento e Novecento, "mangiano pane e coltello per poter sostenere la propria famiglia" rimasta in paese.