Un largo ventaglio dei mestieri: professionalità ed emigrazione

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Dal 1870 fino allo scoppio della Grande Guerra gli abitanti del Friuli occidentale, soprattutto quelli della montagna e della pedemontana, percorrono stagionalmente le strade dell'Europa centrale e orientale soprattutto come norcini, coltellinai, tagliapietre, scalpellini, terrazzieri, piastrellisti, mosaicisti, squadratori di traversine, boscaioli, muratori, carpentieri, fabbri, garzoni, minatori, sterratori e manovali.
Sono impiegati in modo massiccio nella costruzione di edifici, strade ferrovie. Gallerie, viadotti e ponti.

Le specialità di mestiere che assumono i lavoratori friulani a partire dalla seconda metà dell'Ottocento dipendono dai gruppi che vengono a formare e dalle imprese per le quali essi spesso lavorano.

Le principali destinazioni migratorie, europee e transoceaniche, sono il risultato di catene di richiamo consolidate, di forti legami tra specifiche aree di partenza e di arrivo.
I cantieri di lavoro all'estero costituiscono la palestra che permette ai Friulani di imparare un mestiere, di progredire nella scala gerarchica della professione, in Europa come oltreoceano.

I Friulani affrontano la scelta migratoria con un atteggiamento spesso imprenditoriale. Intraprendenza e iniziative individuali che si associano dando vita a imprese che, secondo le stime dell'Ufficio provinciale del lavoro di Udine, nel 1908 non sono meno di 3.000.